Laboratorio d’inchiesta, spazio d’incontro, ascolto e orientamento, fucina collettiva per azioni resistenti e volte a superare la dilagante precarietà esistenziale.
Come suggerisce il nome, Shimabara rievoca le gesta ribelli di un popolo oppresso da un potere tiranno che l’aveva ridotto in schiavitù. Condizione che oggi più che mai sentiamo attuale.
Infatti, oggi, tutti siamo in qualche modo schiavi. Siamo schiavi di un lavoro e di un reddito non garantiti, schiavi dell’insicurezza, schiavi della precarietà in cui versano le nostre vite. Siamo schiavi di questa crisi, che non abbiamo voluto, ma che allo stesso tempo ci costringe a vivere in un sistema in cui tutto può all’istante essere esattamente il contrario. Non abbiamo certezze, tutto evolve rapidamente senza che possiamo rendercene conto. Shimabara nasce con l’obbiettivo di ricercare forme comuni con cui opporsi e allo stesso tempo con l’obbiettivo di costruire forme comuni con cui costruire in maniera autonoma ed indipendente percorsi alternativi in grado di soddisfare le nostre esigenze. Shimabara vuole essere ricerca, sperimentazione, inchiesta,azione e ascolto in grado di approfondire le tematiche proprie della nostra contemporaneità, calandole nei nostri territori che sempre più necessitano di differenti strumenti per essere compresi.
Crediamo che il lavoro d’inchiesta, come quello che alcuni di noi hanno portato avanti rispetto alla problematica del porto di Ancona – zona teatro di illegittimi respingimenti ai danni dei fratelli migranti, zona blindata da un sistema di security che l’ha sottratta alla città e ai cittadini – sia uno strumento sicuramente molto valido e necessario per denunciare e approfondire determinati aspetti e argomenti che difficilmente verrebbero alla luce. L’inchiesta inoltre è lo strumento per cui si riesce a vivere e sentire la quotidianità del nostro presente.
Oltre al lavoro d’inchiesta e ricerca stiamo organizzando uno spazio pubblico dove incontrare tutte quelle persone che necessitano di una bussola per orientarsi nelle matasse normative in materia, di immigrazione, casa, lavoro, famiglia. Stiamo pensando ad un sportello anticrisi che possa produrre in maniera collettiva antidoti contro la frustrazione del ricatto a cui quasi ogni giorno siamo sottoposti. Per questo lo sportello che ci immaginiamo, oltre a fornire consulenze e ad aiutare le persone a fluire in modo autonomo e consapevole dei servizi presenti sul territorio, vuole anche raccogliere testimonianze, appelli, denunce qualora si verifichino violazioni e sospensione dei diritti.
Oggi più che mai avvertiamo l’urgenza di intraprendere una battaglia culturale e politica che rimetta al centro di tutto la persona, senza pregiudizi, ricatti, e luoghi comuni.