Oggi pomeriggio vecchi edifici abbandonati all’interno della nostra città hanno alzato la loro voce contro lo stato di precarietà in cui da molti anni versano.
Beni comuni lasciati a perire senza alcun progetto che possa in qualche modo riqualificarli, beni comuni che, come tali, rappresentano un patrimonio collettivo da valorizzare.
I palazzi rimasti vuoti da troppo tempo, hanno oggi voluto denunciare la loro mancata collocazione all’interno di una città che sempre più necessita di interventi sociali strutturali al tessuto sociale che la caratterizza.
Cinque le scritte apparse sui differenti immobili.
La prima è apparsa sulla facciata delle ex scuole “Maggini” in Via Tavernelle:
“Non abbandonatemi vorrei essere un centro di accoglienza per tutti i richiedenti asilo”
Come ormai è noto, la città di Ancona si caratterizza per il suo porto situato all’interno della città che ci hanno sottratto con il pretesto della sicurezza e del declassamento. Le reti, i cancelli, i tornelli che ci separano dall’area portuale sono divenuti parte di tutto quel sistema che oggi regola e disciplina i flussi migratori. Sempre più persone tentano di giungervi e sempre più persone perdono la vita o nell’attraversata o, una volta sbarcati, schiacciati dai tir a cui sono appesi. La crisi stessa e le conseguenze che portano le guerre e la povertà, costringono molti alla fuga, diritto imprescindibile che troppo spesso viene arbitrariamente negato. Per questo abbiamo voluto immaginarci uno spazio che accolga chiunque abbia bisogno di assistenza e protezione considerando che le emergenze crescono ogni giorno di più e poco o nulla si fa per fronteggiarle.
La seconda è apparso su uno degli edifici abbandonati dell’ex mattatoio, quartiere Vallemiano:
“Non abbandonatemi vorrei essere il laboratorio sociale Asilo Politico”
Siamo tornati là dove la nostra prima occupazione ha generato il progetto del laboratorio sociale presentato al Comune. Siamo tornati nello stesso luogo perché quella, è la casa che vogliamo e che attualmente rappresenta la trattativa in corso con l’assessore al patrimonio, Lassandari e l’assessore alle politiche giovanili, Brisighelli. Vogliamo concludere al più presto, così come gli stessi ci hanno promesso, vedendoci assegnato uno spazio. Attualmente dopo la discussione del progetto in Giunta si è previsto un ulteriore incontro, che ci auspichiamo avvenga i primi giorni della prossima settimana, con la presenza aggiunta dell’assessore alla cultura, Nobili che sembra non aver capito bene le finalità e soprattutto la necessità per Ancona di ospitare uno spazio autogestito con i progetti che di seguito abbiamo riportato. Per tale occasione sarà proiettata una presentazione in PowerPoint dell’intero progetto. I luoghi fino ad ora che ci sono stati proposti sono situati tra Casine di Paterno, Monteacuto e Massignano e ovviamente non sono stati da noi minimamente presi in considerazione a causa della troppa distanza con la città. Abbiamo ribadito che le attività che prenderanno corpo nel centro saranno promosse nella fascia diurna, e che dovendo, queste, coinvolgere differenti fasce di utenti è necessario un luogo facilmente raggiungibile.
La terza scritta è apparsa ad un vecchio dipartimento della Facoltà di Economia, zona Duomo:
“Non abbandonatemi vorrei essere un Ostello per studenti fuori sede”
Ancona è una città universitaria anche se molto spesso non è così che ci appare. Ci piacerebbe valorizzare la presenza di tantissimi ragazzi fuori sede che in questa città vengono per formarsi e costruire il proprio futuro. Troppo spesso invisibili, non ci rendiamo conto della loro presenza che per noi rappresenta una ricchezza in termini di scambio e di socialità. Crediamo che Ancona abbia fortemente bisogno di luoghi in cui vivere le proprie amicizie e farsene di nuove. Abbiamo immaginato ad un ostello che rievochi la dimensione di accoglienza nella possibilità di rendere accessibile a tutti la permanenza in città, soprattutto in un momento in cui la casa sembra essere più un privilegio che un diritto.
La quarta scritta è apparsa all’ex cinema “Metropolitan” situato in Corso Garibaldi:
“Non abbandonatemi vorrei essere un centro di produzione culturale indipendente ed accessibile a tutti”
Non sappiamo quanti se ne siano accorti, ma tra i tagli del Ministro Bondi e i cari affitti, piccoli cinema e piccoli teatri o, hanno chiuso o sono in procinto di farlo. Il processo che è in corso porterà a due terribili conseguenze, che già stiamo pagando. La prima che sempre di più si riducano gli spazi per produrre e proporre buona cultura ad un costo sostenibile, e la seconda è che di conseguenza muoiono anche i luoghi, i quartieri in cui fino ad oggi vivevano questi centri. Ad esserne più minacciato è il centro di Ancona che tra attività commerciali in crisi e piazze che non si possono più abitare in nome della sicurezza si sta nettamente spopolando non offrendo più niente per nessuno.
Rispetto allo spazio in questione è evidente a tutti il suo stato di abbandono. Ex cinema, ricoperto da impalcature da almeno 10 anni.
La quinta scritta è apparsa all’ex ospedale cardiologico, situato nei pressi del Pincio:
“Non abbandonatemi vorrei essere luogo di incontro e di lavoro per tutte le associazioni che non hanno un sede”
Tanti sono i gruppi informali e le associazioni che non hanno un centro di ritrovo ed una sede operativa per svolgere le proprie attività. Spesso per una mancata attenzione nell’assegnazione degli spazi si è generata la solita “guerra tra poveri” che di certo non aiuta a risolvere i problemi di ognuno. Per questo crediamo sia indispensabile unirsi affinché si mettano insieme le problematiche organizzative e gli orizzonti comuni a cui si tende.
CENTRO SOCIALE “ASILO POLTICO”
Progetto di gestione e delle attività
Il Collettivo Studentesco O.P.S. insieme all’Associazione Shimabara richiedono la disponibilità da parte dell’amministrazione comunale di portare avanti un confronto sulla problematica degli spazi pubblici abbandonati. Tanti sono gli immobili pubblici che per molti anni vengono lasciati morire senza deciderne la destinazione d’uso, oppure laddove venga elaborato un progetto di riqualificazione, lo si accantona per mancata disponibilità finanziaria.
Oggi più che mai la crisi strutturale a cui stiamo assistendo vorrebbe imporre un modello di sviluppo che sempre più tende a distruggere il pubblico per incentivare l’iniziativa privata. È così per la scuola quanto per la sanità.
Anche per quanto concerne i nuovi rapporti di lavoro subordinato, esemplare è il caso di Mirafiori, vengono cancellati i diritti collettivi dei lavoratori per indebolirne la forza contrattuale, così da isolarli, ricattarli e diminuirne le tutele. Sono passaggi importanti da sottolineare perché noi studenti, precari, migranti, vogliamo costruire il nostro futuro verso una direzione opposta.
Vogliamo creare socialità, solidarietà e unione tra chiunque voglia riappropriarsi dei nostri beni comuni.
Laddove oggi la crisi taglia i fondi alla cultura, provocando la chiusura di teatri e cinema che hanno spesso avuto anche un’importanza storica, avvertiamo l’estremo bisogno di trovare spazi dove il produrre, esprimere e comunicare tale cultura, possa essere accessibile ed usufruibile per tutti.
Dove oggi la crisi impone leggi di mercato sempre più competitive senza che venga garantita la qualità dei beni e dei servizi, dove oggi lo sfruttamento fagocita i beni naturali e annienta la biodiversità fondamentali alla nostra sopravvivenza, noi proponiamo un modello di sviluppo che incentivi il contatto diretto con il produttore, che associ gli utenti nella ricerca dei prodotti e dei servizi migliori presenti sul territorio, agevolando prezzi d’acquisto sostenibili.
Vogliamo creare una rete solidale che sappia cooperare su diverse problematiche che vanno dalla casa al permesso di soggiorno ai differenti contratti di lavoro alle problematiche della formazione e dei saperi.
Per realizzare questo progetto comune, in cui si possono promuovere e salvaguardare i diritti di tutti e tutte senza nessuna distinzione di età, sesso ed estrazione culturale, è necessaria una sede.
La nostra istanza si fonda sulla volontà di riqualificazione e valorizzazione di spazi attualmente inutilizzati, abbandonati, lasciati al degrado e di restituirli alla città senza costi per la collettività.
Di seguito proponiamo un elenco delle possibili iniziative che vorremmo realizzare all’interno del futuro centro sociale:
SPORTELLO ANTI-CRISI
Proponiamo uno sportello rivolto a chiunque necessiti di una consulenza in materia di migrazione, casa, reddito e famiglia.
Vorremmo organizzare uno sportello che sia socialmente interattivo, dove la persona che usufruisce del servizio ne diventa anche promotrice. Per realizzare ciò è necessario creare una rete di utenti che si uniscano per risolvere problematiche comuni quali lo sfratto, il licenziamento, la regolarizzazione di un cittadino straniero, la conoscenza dei servizi presenti sul territorio.
Vorremmo insomma offrire un servizio sinergico che metta in relazione più competenze oltre che creare una rete di cooperazione sociale.
AULA STUDIO
Uno spazio vorremmo allestirlo per chiunque voglia studiare autonomamente e/o incontrarsi con gruppi di studio che possano avere a disposizione un punto internet libero e gratuito.
Un ulteriore servizio, poi, sarà quello di mettere a disposizione lo spazio a insegnanti che seguano il percorso formativo dei ragazzi. Sempre di più le famiglie non possono sostenere le spese per le ripetizioni private necessarie per il miglioramento delle prestazioni scolastiche dei ragazzi. Inoltre esiste la volontà di molti insegnanti in pensione di dedicare, in maniera gratuita, il proprio tempo alla condivisione dei saperi che non si esaurito con la fine dei rapporti lavorativi.
ATELIER D’ARTE
Vorremmo dedicare uno spazio alla promozione artistica che, attraverso laboratori di pittura, di fumetto e di arte urbana (graffiti), stimoli la libera e creativa espressione.
Potrebbero essere organizzati dei corsi, anche in collaborazione con l’Accademia di Urbino, che coinvolgano ragazzi in situazione di handicap e giovani a rischio di devianza.
Periodicamente, da ultimo, potrebbero essere allestite mostre a testimonianza del lavoro svolto.
SPETTACOLO
La cultura è un bene a cui non tutti al giorno d’oggi hanno libero accesso. Per ovviare a questo vorremmo dedicare uno spazio alle attività di spettacolo, come teatro e cinema.
Si vorrebbe dare la possibilità di allestire spettacoli teatrali coinvolgendo quelle compagnie che non hanno la possibilità di esibirsi.
Saranno inoltre organizzati cineforum, dove la visione di un film sia stimolo per il nascere di una discussione in merito alle tematiche proposte.
SALA PROVE
Uno spazio verrà adibito alla promozione di gruppi locali emergenti. Spesso, infatti, oltre alla necessità di avere uno spazio dove incontrarsi per suonare, i gruppi musicali hanno anche bisogno di un luogo dove farsi conoscere e presentarsi al pubblico.
“BIOSTERIA”
Vorremmo offrire pasti popolari alle fasce più precarie della popolazione e coinvolgere anche donne migranti promuovendo corsi di cucina multi-etnica. Anche in questo ambito si vuole favorire una rete di cooperazione sociale che veda come protagonisti, negozi e grandi distributori alimentari che possono offrire cibi non venduti, così da diminuire i grandi sprechi a cui quotidianamente assistiamo.
INFO SHOP
Uno spazio vorremmo organizzarlo con libri, audio-visivi, materiale informativo.
SCUOLA D’ITALIANO
In seguito alla vergogna dell’’introduzione del permesso di soggiorno a punti, diventa fondamentale per il migrante la corretta acquisizione della lingua italiana, che gli consente di mantenere e rinnovare la proprio permanenza nel nostro paese.
Vorremmo, pertanto, organizzare un’aula interattiva che faciliti l’apprendimento della lingua italiana e programmare uscite didattiche per la città affinché i migranti possano conoscere le caratteristiche del nostro territorio ed i servizi presenti.
PALESTRA POPOLARE
Vorremmo dedicare uno spazio per promuovere le discipline sportive predisponendo un ambiente adatto allo svolgimento dei corsi e stimolando attraverso incontri e dibattiti, una cultura dello sport come diritto per tutti senza limiti fisici, di età, di appartenenza sessuale e di genere, fuori dalle categorie sociali imposte e senza limiti di provenienza culturale.
ORTO URBANO
Questo progetto fa parte del processo di conversione ecologica che molti oggi in Italia cercano di sperimentare.
Indipendentemente dalla possibilità di usufruire di un piccolo terreno annesso allo spazio sociale, ci piacerebbe stimolare una gestione collettiva di un orto urbano che venga messo a disposizione di chi ne necessita. I ricavati potrebbero essere reinvestiti in parte nel mantenimento del progetto stesso ed in parte distribuiti per scopi sociali.
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Ogni iniziativa sopra elencata verrebbe seguita da persone dedicate che sono state individuate o che si sono proposte in base a competenze, specificità e passioni personali.
Il cammino che abbiamo intrapreso non è solo nostro ma si affianca a quello di una moltitudine che oggi ha deciso di non subire passivamente gli effetti della crisi, ma di trovare attivamente delle vie comuni di fuga da essa.